martedi 11 luglio 2017 ore 15:00 Ionion Marine
ok ce l’ho fatta, spero. Finalmente dopo 11 giorni 5 ore e qualche minuto che sono arrivata in terra ellenica, riesco a trovare quel momento di apparente pace di cui avevo bisogno per poter scrivere due righe e fare un rapido sunto su dove siamo, cosa facciamo e che ne sarà di noi.
Iniziamo descrivendo questo momento di rarità: io quasi sola, con il terzogenito, in piazzola (dicesi piazzola qull’area di terreno erboso, talvolta circondata da verdi arbusti e fresce frasche che accoglie per un determinato periodo vacanzieri con la loro casa portatile tenda o caravan che sia) ecco, la nostra non ha nulla a che vedere con quello appena descritto.

La nostra piazzola…..ecco ha appena cacato Timo, vado e torno….dicevo, la nostra piazzola consiste un una ampia distesa di sterrato, che ogni volta che si alza la brezza del pomeriggio (20 nodi), sembra di essere nella tempesta di sabbia del Sahara, nel piazzale oramai sono rimaste poche barche in secca perché molte hanno già preso il largo, lasciando spazio solo a scheletri roventi di invasi smontati. Non c’è nessun tipo di vegetazione intorno a noi se non ciuffetti di erba utili solo a Pepper…e siamo sotto il pieno sole greco di luglio. Il piazzale tra l’altro è ricco di ogni tipo di materiale da smantellamento nautico, chiodi vecchi con annessi legni, cime, catene, bancali dismessi, sassi che hanno preso il colore delle vernici di carene appena rifatte, rulli da pittura rinsecchiti, stracci, siliconi e tanta ma proprio tanta merda di mulo.

Noi abbiamo pensato bene di aggiungerci: uno scaldabagno arrugginito, una datata radio vhf, autoradio con cassetta, motore dell’impianto di riscaldamento, tubi di rame, pompa a mano del cesso, un microonde a e breve seguiranno frigorifero e cucina gas ben dell’85. Con il camper ci siamo piazzati tra la nostra barca e un’altra barchetta di cordiali pensionati irlandesi (*), abbiamo steso la nostra variopinta stuoia di rafia ignari di cosa siamo andati a coprire e lì abbiamo creato il nostro nido, ovvero ci siamo accampati come nessun rom sia mai stato in gradi di fare. Abbiamo l’angolo ludico, l’area relax, l’area cani, la credenza, parcheggio biciclette, nursery e baby park, zona pranzo, angolo cottura e piattaforma ecologica. Questo è come lo vediamo noi, di fatto ci sono giochi ovunque, palestrina e sdraietta appoggiata su 60 mt di catena, l’unica sdraio che speravo diventasse la mia seconda pelle è ormai l’appoggio di salviette e accappatoi, nonché base d’atterraggio dei costumi bagnati lanciati dai bambini dall’oblo del camper. I catini delle pentola da lavare sono il luogo di villeggiatura di formiche grosse come il mignolo di Timo; hanno creatro un’autorstrada a 4 corsie che va dalla nostra “casa” verso il loro magazzino, con quello che racimolano da noi possono campare per tre anni. La credenza è una volgare cassa di legno che conteneva pezzi di ricambio del nostro motore, pensata inizialmente per appoggiarci l’estrattore, un cesto di frutta e del pane, poche ore dopo era già coperta dalla qualunque, perché fare quei due gradini per portare le cose in camper costa troppa fatica!


Pepper ha trovato la sua area cani ben lontana da dove siamo noi, ma presto anche questo cacatoio si prenderà lo spazio che necessita e allora l’escremento di mulo sarà acqua di rose a confronto. Insomma non ci sono molte alternative questo accampamento sarà la nostra dimore fino a quando Shibumi sarà in acqua, SE andrà in acqua, si perché c’è anche questa possibilità, speriamo sia remota, ma non è da escludere.


Per fortuna abbiamo vista mare davanti a noi e non siamo nella parte più centrale del cantiere dove non c’è un filo d’aria e da dove non potrei vedere i bimbi mentre fanno il bagno. Loro passano la loro giornata qui davanti a: pescare, fare il bagno, esplorare materiali, litigare inseguire capre e asinelli. Escono la mattina con ancora gli occhi incispati, si infilano il primo costume che trovano, inforcano le bici (abbiamo dovuto portarle e sono state la nostra salvezza, forse) e partono. A volte vanno nella spiaggia più bellina a 200 mt da dove siamo noi, a volte si fermano sul molo dismesso del cantiere accanto Aktio e cercano di pescare Gigabite un granchio enorme, oppure si mettono tra gli scogli davanti a dove siamo posizionati noi e giocano li. In qualsiasi posto dove sono, io metto la testa fuori dalla barca e dall’alto li posso tenere d’occhio. Non ci sono molti pericoli, o meglio, diciamo che chioccia come sono faccio finta di non vederli.


Con tutte queste barche ci sarà qualcuno con cui fare due chiacchiere? no! L’età media, esclusa la nostra famiglia è di 75 anni. Con i nostri vicini irlandesi, dopo esserci scusati mille volte per il casino che facciamo, abbiamo ben presto esaurito gli argomenti, anche perchè con il nostro inglese fluently loro parlano a nastro e noi sorridiamo e basta da bravi italiani maccheronici. Ieri sono arrivati due italiani, pensionati pure loro, ma hanno fretta di mettere la barca in acqua, partiranno a breve….loro. Cosi un po’ per invidia un po’ perché hanno delle facce di merda, non abbiamo molta voglia di comunicarci. Poi c’è il meccanico spaccamotori, identico a Mr Bean ma con la carnagione di Saibaba, che dopo avergli chiesto un bidone per svuotare 200 litri di gasolio si presenta con la tanichetta da esame delle urine 24 ore, praticamente inutile. Abbiamo poi il fustacchione del negozio nautico, che ogni volta mi guarda con lo sguardo da “cha cazzo vuole ancora sta rincoglionita?”e ha ragione, perché ogni volta che Stefano mi da commissioni da fare e acquisti impossibili, questo inizia a farmi domande a cui io non so nemmeno cosa si riferisca…e rispondo solo con un “ok I ask to my husband”. Poi c’è il guardiano notturno con cui c’è solo uno scambio di Hi-goodnight-calispera-see you, simpatico, cicciottello, educato. Poi abbiamo la vecchina (rigorosamente british) con cui mi trovo a lavare i piatti, che nel tempo in cui lei lava due coperti e un pentolino io ho lavato i piatti del pranzo di Natale e una quantità di tazze che nemmeno all’Autogrill hanno. Resta Andrea, il nostro frontman, il boss che ci segue i lavori, romano ma che vive in Grecia in cantiere sulla sua barca da Paperoga da anni, sciupa femmine, sembra Babbo Natale ma slanciato ed è seguito da Bonsai la sua cagnetta che sale le scale di alluminio per salire in barca e che accanto a lui scompare talmente è grande lui e talmente è piccola lei.

Un giro in spiaggia che magari trovo un paio di mamme e bambini? L’unica spiaggia nelle vicinanze è deserta e non vede essere umano da mesi se non noi Barberis. Due chiacchiere al bar? non c’è bar nel raggio di 6 Km. Due chiacchiere al supermarket? non esiste minimarket a meno di 10 km, un pescatore? facciamo orari diversi. Uno che passa di li per sbaglio? no, strada a fondo a cieco. Nessuno, niente di niente, nessuna forma di essere umano. Solo vecchini che arrancano sotto il sole spostandosi dalla loro barca alla toilette, che se non li vedi per qualche giorno e poi ti passa l’ambulanza sotto il naso capisci che fine hanno fatto. Non è una barzelletta , lo diceva l’amica Vale che conosce benissimo questo stato che sto descrivendo, che ogni tanto qualcuno ci lascia le penne e in effetti in due settimane già due volte si sono viste ambulanze portar via qualcuno.


Veniamo ai punti critici: parlerò con mio marito? no! perchè lo vedo meno che a casa. Sveglia 6:50 il tempo di un caffè, necessità fisiologiche post caffè, un -ciao vado- e alle 7 è già in barca a lavorare. Durante la sua pausa caffè di metà mattina io ne approfitto per lasciarlo con Timo e vado a lavare panni o piatti, a pranzo a tavola fa ramanzina ai due disperati, dopo pranzo meritata pennica di 15 min e poi di nuovo in barca fino a cena….dopo cena io a letto alle 9 stravolta, lui solo dopo aver aggiornato la sua lista “to do”. Diciamo che questi primi 10 giorni, sono andati….per una settimanella sono passati di qui anche i parenti di Stefano con nipoti annessi, un tour de force nel tour de force. Amen.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *