Lasciamo Santorini.
Il nostro ormeggio e la cresta bianca della caldera sfumano alle nostre spalle, prua verso nord: direzione Ios. La finestra di vento clemente stava per finire, era giunto il momento di cercare riparo per i giorni a venire, il meltemi era già pronto a soffiare ancora, buttandoci in faccia un F6/7.

Tocchiamo la costa sud di Ios, nel pomeriggio, giusto il tempo di dare ancora e i nodi passano da 20 a 25, poi 30 e via fino a toccare il 46!!!! Sottocoperta i bambini si guardano un cartone, sono abbracciati sul divano, Timo si coccola infilando il suo indice nell’ombelico di chi ha accanto, quella era la volta di Nina. Un quadretto familiare niente male, la barca ferma immobile, pace, loro carini e coccolosi. Fuori un casino!….tutto sbatteva, i boma ululavano, le drizze, anche se tese, frustavano gli alberi con cattiveria, i costumi stesi giravano sue se stessi come eliche impazzite. Con uova e bacon sullo stomaco Stefano decide di mettere la seconda ancora, la sua Fortress. Avere una seconda ancora in questi casi è una sicurezza in più e poi rientra sempre nel programma “training per viaggione”, accumulare più esperienze possibili per poter correggere il tiro e migliorarsi, capire gli errori per per non commetterli di nuovo, provare a stare in sutuazioni più intense per poter spostare l’asticella, allenarsi e non smettere mai di imparare dal mare. Io assisto il marito dalla barca, è quasi buio, il mare, con il vento così forte, riesce comunque a creare onda, quella piccola, corta, quella che ad ogni salto col tender ti copre di secchiate d’acqua. Io sono un po’ agitata, mi fido di lui ciecamente , ma vivo sempre le situazioni con il terrore dell’imprevisto. E se buttando l’ancora gli si incastra un piede nella cima e finisce giù pure lui? e se una raffica capppotta il tender, ovvio chhe tante pippe mentali sono pura fantascienza, però il mio cervello è sempre pronto a sprigionare creatività, anche a livello di pensieri. Lui zuppo come un mocho Vileda butta il grippiale, butta l’ancora, (non la segue), io da prua recupero la cima, ma fatico a stare in piedi dal vento, non sento quello che mi dice perché le raffiche mi fischiano nelle orecchie, Pepper, seduta attenta accanto a me che impreco, assiste alla scena muta, senza perdersi una mossa, pronta ad entrare in azione, se necessario! Dopo 15 minuti Ste torna a bordo chiedo se tutto ok. Gli faccio notare che il grippiale non si vede più: ” bene Forse l’abbiamo persa!!!!”. La notte passa accompagnata dai canti rock di Eolo, ma scorre tranquilla, in effetti dentro la barca sembra di stare in una casa, più vento c’è più una barca all’ancora sta immobile.

La mattina il vento cala, saliamo sul tender per andare a verificare lo stato dell’ancoraggio e per fare due passi a terra. La Fortress c’è, ha tenuto, bene! La spiaggia è paradisiaca, alle 10:30 del mattino è vuota, alcune file di ombrelloni sono disposte ad arco intorno a un golfetto di sabbia fine e dorata, poi un piccolo istmo, che lo separa da una spiaggetta altrettanto bella ma un po’ più scogliosa. I bimbi si palleggiano tra bagni e castelli di sabbia, noi sdraiati su comodi sunbeds leggiamo info sull’isola, con in mano un caffe frappè. Siamo a Manganari beach la spiaggia più bella di Ios, ma perché se è una spiaggia Top non si vede nessuno? Pensiamo che visto che Ios è meta di baldi giovani, con tutti i locali e le discoteche che ci sono, di notte ci si diverte ma di giorno si dorme….però non è la prima volta che ci capita di arrivare in posti stupendi e di non trovare nessuno, e allora partono le pippe mentali sul perché uno si deve giocare le due settimane di ferie all’anno in posti affollati uesta non è una questione di soldi, perché una casetta in affitto e un volo costano tanto quanto una vacanza in Adriatico, è una forma mentis. Però ognuno è padrone delle proprie scelte quindi sto muta.


Intorno a mezzogiorno il vento si alza, da lontano si vedono teste umane spuntare tra unicorni gonfiabili, materassini ciambelloni, borse borsoni….ecco che arrivano gli italiani! Noi andiamo a mangiare un’insalata nella taverna della spiaggia adiacente, solo per avere la password wi-fi da cui poter connettersi anche dalla barca.

Mente a terra eravamo riparati, a bordo il vento soffia ancora forte, impossibile fare il bagno la corrente è troppo forte, così ci diamo dentro con un po’ di compiti. La mattina seguente lo scenario è lo stesso, tender, spiaggia isolata, una diversa dal giorno prima, e ancora un altro piccolo paradiso; bagno, foto, castelli, snorkeling, libro (poco), poi di nuovo si alza il vento che spazza via l’ombrellone e va a fondo in mare.

Il nervosismo cresce, noi leggiamo la stessa riga del libro 20 volte, perché perennemente interrotti dai litigi dei bambini, panini al pomodoro che finiscono nella sabbia, fette di formaggio spazzate via dal vento, birra rovesciata sui teli….Ste mi fa un regalo: te li porto via tutti così stai un po’ in relax. Fa un buco arrivando al centro della terra e ci infila l’ombrellone, carica figli, giochi, teli zozzi e va in barca, lasciandomi sola con telefono, pareo, libro, acqua e cane…. c’è da sapere che Pepper, imparando dai fratelli umani, non accetta il fatto che io stia in relax, o forse perché non mi ci vede mai e quindi va in agitazione pensando che io non stia bene; sta di fatto che quando sono in silenzio ad ammirare un panorama, o semplicemente zitta con un libro in mano, lei va in ansia e piange, mi infila il muso sotto il braccio e spacca le balle!

Vedo l’equipaggio da lontano che sale bordo, mi sdraio, occhiali, libro, mi faccio un cuscino con la sabbia calda, mare cristallino davanti a me, mando Pepper a pescare, mi rilasso. Nemmeno il tempo di pensare “che figata!” Che una raffica mi sradica l’ombrellone, di nuovo finisce in mare, lo inseguo ma va a fondo di nuovo. Fanculo l’ombra, mi ri-sdraio ma le raffiche mi coprono di sabbia, fa caldo, voglio tornare in barca. Chiamo Ste per farmi venire a prendere, il cell non ha campo, batteria scarica, off. Con un velo di agitazione mi risiedo in attesa che qualcuno si ricordi di me prima del tramonto….poi vedo Stefano che cammina sul ponte, così mi sbraccio e manda Iago a recuperarmi. La parola R E L A X la devo cancellare dal mio vocabolario!!!
Decidiamo di trascorrere il pomeriggio con una bella gara di tuffi alternativi, lanciandoci con le drizze in acqua!!! I bimbi si sono divertiti un sacco, timo dall’altro della doghouse si godeva lo spettacolo!


Altra notte di vento forte, ma meno intenso, la mattina siamo risaliti verso nord, con mezzana e mezzana e trinchetta per raggiungere Skinnussa, tappa intermedia per poi arrivare a Naxos a imbarcare gli amici Rizzi.

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